Scompenso cardiaco: tutto quello che c'è da sapere

Colpisce oltre 1 milione di persone in Italia, è la causa più comune di ospedalizzazione tra le persone over 65 e oggi la metà dei pazienti affetti da questa patologia muore entro 5 anni dalla diagnosi: i numeri dello scompenso cardiaco sono impietosi.

Purtroppo l’incidenza di questa malattia cardiaca è in forte ascesa e ciò è dovuto soprattutto al deterioramento dello stile di vita, all’aumento del tasso di sopravvivenza dopo un infarto e al progressivo invecchiamento della popolazione. È necessario dunque educare la popolazione sul tema della prevenzione e della diagnosi precoce: per questo motivo, fino all’8 maggio si celebreranno le Giornate europee dello scompenso cardiaco, coordinate dall’Unità Scompenso e Cardiomiopatie dell’AUSL di Piacenza e patrocinate dal Ministero della Salute.

All’iniziativa aderiscono 42 centri cardiologici di riferimento, distribuiti in tutta Italia, che per l’occasione organizzano incontri formativi e attività di sensibilizzazione per promuovere i fattori di controllo della malattia e gli stili di vita idonei a prevenirla.

Massimo Piepoli, membro del Board di Heart Failure Association (HFA) della Società Europea di Cardiologia e Responsabile Unità Operativa Scompenso e Cardiomiopatie dell’Ospedale di Piacenza illustra le dimensioni della patologia, spiegandone sintomi, fattori di rischio e terapie correlate.

Che incidenza ha lo scompenso cardiaco?

Lo scompenso cardiaco è una patologia che sta assumendo delle proporzioni pandemiche in tutto il mondo e in particolare nei Paesi occidentali: colpisce circa 15 milioni di cittadini europei e 1 milione di persone in Italia. Questa malattia è la causa di 500 ricoveri ogni giorno per un totale di 165.000 all’anno.

Sebbene l’incidenza sia molto alta, lo scompenso cardiaco è, tra i problemi cardiovascolari, quello più sottovalutato. Come mai?

Purtroppo è vero. Spesso lo scompenso cardiaco evolve in maniera “subdola” e si manifesta attraverso segnali difficilmente riconoscibili. Per questo i sintomi vengono sottovalutati sia dai soggetti che ne sono colpiti sia dal personale medico. Questa patologia, che colpisce maggiormente gli anziani, tende a peggiorare nel tempo e perciò può essere confusa con un disturbo legato all’invecchiamento.

Ma quali sono questi “segnali”?

Possono essere sintomi “generici” come mancanza di fiato, stanchezza, debolezza (che si manifesta anche dopo sforzi fisici leggeri), ritenzione di liquidi e gonfiore nelle gambe.

Colpisce solo persone over 65?

No, non colpisce solo gli anziani. È vero che sopra i 65 anni la percentuale dei pazienti colpiti da scompenso cardiaco aumenta in maniera esponenziale e che sopra gli 80 anni almeno il 10% ne è affetto; purtroppo, però, interessa anche i giovani, soprattutto quelli esposti ai comportamenti a rischio o che hanno avuto infezioni mal curate che hanno indebolito il cuore.

Quali sono i fattori di rischio?

Dobbiamo prestare attenzione soprattutto ai fattori reversibili, cioè legati a comportamenti non adeguati: tra questi, sovrappeso, alimentazione scorretta, assenza di attività fisica, ipertensione e dislipidemia (ossia le alterazioni della quantità di lipidi circolanti nel sangue, in particolare del colesterolo e dei trigliceridi).

Cosa succede quando si è colpiti da scompenso?

Il cuore è un muscolo, responsabile della circolazione del sangue in tutto il corpo attraverso le arterie e le vene. In caso di scompenso cardiaco, il cuore perde parzialmente o in maniera significativa la capacità di pompare il sangue nella quantità adeguata per portare il giusto nutrimento agli organi. Questo accade a causa di un indebolimento o irrigidimento del muscolo, che perde la sua forza contrattile. Non vuol dire che il cuore cessa di battere, ma perde la sua capacità di lavorare come dovrebbe. Questo provoca un accumulo di liquidi nei polmoni e nei tessuti, causando l’affaticamento e l’alterazione di tutte le attività vitali, quali ad esempio la respirazione, la digestione e le attività motorie e intellettive.

Come si può fare prevenzione?

È necessario seguire abitudini di vita sane e avvicinarsi a un’alimentazione corretta, povera di grassi e ricca di verdura; è indispensabile eliminare il fumo (che è una delle principali cause delle malattie cardiovascolari) e controllare la pressione, la glicemia, il colesterolo.

La qualità della vita di chi ha avuto lo scompenso cardiaco è compromessa o si può comunque vivere bene?

Lo scompenso cardiaco, come tutte le malattie croniche, se non curato porta a una qualità della vita pessima con conseguenze nell’ambiente familiare. Il paziente deve conoscere la malattia e attuare la giusta prevenzione: in questo modo può essere curato adeguatamente, vivere bene e a lungo. Esistono, oltre ai comportamenti, anche delle terapie farmacologiche e interventistiche che consentono al soggetto di avere non solo una buona qualità della vita ma anche una prospettiva di vita futura.

Quali sono le terapie farmacologiche e interventistiche?

Le classi di farmaci che abbiamo scoperto negli ultimi 15-20 anni hanno cambiato completamente la prospettiva di vita di questi pazienti. Grazie ai diuretici, ai beta-bloccanti, agli ACE inibitori, ai vasodilatatori si può controllare questa malattia e ridurre al minimo i sintomi. Noi raccomandiamo di continuare a fare regolare attività fisica anche se affetti da insufficienza cardiaca. Oltre alla terapia farmacologica ci sono anche gli interventi chirurgici, come la rivascolarizzazione miocardica, l’applicazione di pacemaker o defibrillatori che aiutano il cuore a lavorare meglio o la riparazione valvolare. Negli stati più avanzati è proposto il trapianto cardiaco. Negli ultimi anni, poi, è stato messo a punto anche l’impianto di assistenza ventricolare (il cosiddetto “cuore artificiale”).

Ma si può morire di scompenso cardiaco?

Oggi è la principale causa di morte, ma ovviamente parliamo delle fasi più avanzate.

Che legame c’è tra lo scompenso cardiaco e l’infarto?

La principale causa dello scompenso cardiaco è la malattia coronarica, responsabile dell’infarto. Nel 60% dei casi chi viene colpito da scompenso ha alle spalle un infarto del miocardio che è evoluto, che è peggiorato e che ha lasciato una cicatrice. A incidere sull’insorgenza dello scompenso, però, non è solo l’infarto: anche altre patologie, come l’ipertensione, il diabete, le malattie del muscolo cardiaco, le malattie infiammatorie, le valvulopatie e le malattie congenite, giocano un ruolo importante.

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