6 bambini su 100 hanno difficoltà verbali e motorie

Fischiettare, saltellare, fare l’occhiolino, rispondere a mamma e papà: anche le azioni più semplici possono diventare complicate per colpa della disprassia, un disturbo che colpisce quasi 6 bambini su 100 creando difficoltà nel programmare ed eseguire movimenti coordinati finalizzati al raggiungimento di un obiettivo.

Apparentemente goffi e sgraziati, questi bambini non hanno un vero e proprio deficit intellettivo o cognitivo: il loro problema è dovuto all’inefficienza di alcuni neuroni del cervello (i cosiddetti “neuroni motori”) nel trasmettere le giuste informazioni ai muscoli. Questo deficit può interferire con diverse abilità, come quella di parlare, disegnare, scrivere o giocare, causando un ritardo nell’acquisizione delle tappe di sviluppo motorio o del linguaggio.

Esistono alcuni campanelli d’allarme che i genitori non devono sottovalutare, come il fatto che il bambino arrivi più tardi dei coetanei ad apprendere azioni basiche come sedersi, rotolarsi, alzarsi, camminare, vestirsi, disegnare, usare il vasino, ma anche masticare e deglutire cibi solidi. Altrettanto importanti sono alcune difficoltà motorie che possono indurre il bambino a inciampare o cadere spesso; comportamentali che mettono il piccolo a disagio nel confronto con gli altri; stati di ansia e agitazioni anomale; difficoltà di parola o ritardo nello sviluppo del linguaggio che rendono l’eloquio poco comprensibile o più da piccoli rispetto alla normale età. «In presenza di una di queste situazioni o anche se esiste solo un sospetto di disprassia – spiega Tiziana Rossetto, presidente della Federazione Logopedisti Italiani (Fli) – è bene rivolgersi al pediatra di famiglia o a un centro di neuropsichiatria infantile, dove l’esecuzione di test mirati all’età del bambino aiuteranno a escludere o a confermare la diagnosi e a intraprendere un percorso riabilitativo a cura del logopedista».

Se ad oggi non sono ancora totalmente chiare le cause della disprassia, certi sono invece i benefici che si possono ottenere con un percorso logopedico e programmi di riabilitazione ad hoc. «È nell’infanzia – sottolinea Rossetto – che si creano nuove connessioni nel sistema nervoso e il bambino apprende nuove abilità e competenze. Pertanto più è precoce il trattamento terapeutico, maggiori saranno le possibilità di miglioramento». Un percorso programmato con il logopedista «può aiutare il bambino a coordinare i movimenti, a gestire le difficoltà della vita quotidiana che la disprassia gli può causare, a sviluppare la produzione della parola e delle abilità linguistiche generali, lavorando anche sulla sua autostima e sulla autonomia. Il tutto – aggiunge l’esperta – a vantaggio di una migliore resa scolastica ed integrazione».

Scrivi commento

Commenti: 0