Ernia del disco: sintomi, esercizi e cure

La spina dorsale, anche chiamata colonna vertebrale, è un complesso composto da 26 ossa chiamate vertebre. Tra le vertebre sono presenti dischi morbidi riempiti di una sostanza gelatinosa; su questi dischi appoggiano le vertebre, che vengono così tenute in posizione.

Con il passare degli anni i dischi possono andare incontro a rottura o degenerazione e questo causa

la perdita della loro capacità di ammortizzazione

ed eventualmente la comparsa di mal di schiena.

Ernia del disco è il nome che viene dato a questo processo, che identifica quindi un danno al disco intervertebrale; il disco va incontro a uno spostamento che può causare un’irritazione dei nervi vicini, con la conseguente comparsa di dolore alla schiena e sciatalgia.

 

 

Che differenza c’è tra protrusione ed ernia del disco?

Si parla genericamente di discopatia quando si verifica un’alterazione dello spessore o della posizione dei dischi intervertebrali, ma in base alla modalità e alla gravità del danno possiamo distinguere due casi:

  • Protrusione discale: La protrusione è la forma più comune ed è causata dalla fuoriuscita del disco dal suo spazio naturale; il risultato è un dolore che spesso decorre lungo il nervo sciatico (nella parte posteriore della gamba), oppure lungo il nervo crurale (nella parte anteriore della coscia e a livello dell’inguine).
  • Ernia del disco (oggetto di questo articolo): Quando si verifica una rottura del disco, si assiste alla fuoriuscita del nucleo polposo contenuto, che invadendo le strutture limitrofe diventa causa di compressione delle radici nervose con conseguente comparsa di infiammazione e dolore.

Si può guarire spontaneamente dall’ernia del disco?

Un disco erniato generalmente migliora con un trattamento conservativo e non sempre è necessario ricorrere ad un intervento chirurgico.

 

In caso di protrusione discale e presenza di una piccola ernia, l’aumento del tono muscolare della schiena che si può raggiungere attraverso un percorso di ginnastica e miglioramento della postura è in grado di permettere almeno una parziale regressione della protruzione.

 

Diversi fattori rendono più suscettibili ad un’ernia discale:

  • Età. Le ernie del disco sono più comuni nella mezza età, soprattutto tra i 30 e i 50 anni, a causa della degenerazione legata all’invecchiamento dei dischi.
  • Ad essere colpiti sono gli uomini due volte di più rispetto alle donne.
  • Fumo. Fumare tabacco aumenta il rischio di ernia del disco, perché diminuisce i livelli di ossigeno nel sangue, privando i tessuti del corpo di nutrienti vitali e riducendo così l’elasticità del disco.
  • Peso. Il peso corporeo in eccesso è causa di stress supplementare sui dischi nella regione lombare.
  • Altezza. Essere alti aumenta il rischio di ernia del disco. Gli uomini più alti di 180 centimetri e le donne più alte di 170 centimetri sembrano avere un rischio maggiore di soffrire di un’ernia discale.
  • Una posizione seduta tenuta per lunghi periodi, per esempio durante la guida.
  • Pratica del sollevamento pesi.
  • Gravi lesioni alla schiena, come ad esempio una caduta o un incidente stradale.

 

Diagnosi

In molti casi la diagnosi è possibile che venga formulata dal medico curante o dallo specialista attraverso la valutazione dei sintomi e della storia clinica (anamnesi); durante la visita il medico avrà poi la possibilità di verificare:

  • postura,
  • riflessi,
  • forza muscolare,
  • capacità di camminare,
  • sensazioni avvertite a livello degli arti.

Potrebbe poi procedere ad alcuni test ambulatoriali, tra cui:

  • Test di flessione della coscia a gamba tesa, in cui il paziente è sdraiato o seduto e il medico lentamente alza le gambe (una alla volta) per valutare se la manovra sia causa di dolore. Questo test è fatto per provocare un modesto allungamento dei nervi della spina dorsale che, che pressati da un disco, diventano causa di dolore e formicolio.
  • Pressione sul nervo, in cui il paziente piega dolcemente la testa in avanti e lateralmente, mentre il medico applica una lieve pressione. Anche in questo caso, se compaiono dolore e/o formicolio, è probabile che ci sia un disco che preme sul nervo.
  • Nella maggior parte dei casi non sono necessari ulteriori test perchè i sintomi tendono a regredire e sparire entro un arco di tempo variabile da 1-3 mesi; se così non fosse si procederà a ulteriori approfondimenti per individuare l’esatta localizzazione dell’ernia del disco e valutare eventualmente la funzionalità nervosa.
  • Elettromiografia ed elettroneurografia
  • Risonanza magnetica (MRI)
  • Tomografia computerizzata (CT)

 

 

Nella maggior parte dei casi i sintomi connessi all’ernia del disco miglioreranno lentamente attraverso il ricorso a:

  • riposo,
  • esercizio fisico,
  • farmaci.

I tempi di recupero sono mediamente di 4-6 settimane, ma prima di valutare trattamenti invasivi si aspetta in genere 3-6 mesi.

È importante precisare che l’intensità del dolore, almeno nel caso delle patologie della colonna vertebrale, non correla strettamente con l’entità dell’ernia sottostante, quanto piuttosto con la specifica sede o con il grado di infiammazione nervosa sottostante; se infatti il fenomeno degenerativo interessa un canale che vede il passaggio di una radice nervosa (tipico è l’esempio del nervo sciatico), la sintomatologia sarà severa ed estesa anche alle gambe.

Proprio per questa ragione una protrusione localizzata in una sede “sensibile” può essere associata a una maggior violenza dei sintomi rispetto a un’ernia.

Anche alla luce di questa considerazione gli approcci terapeutici devono essere personalizzati in base al singolo caso e, seppur la chirurgia rimanga ad oggi il trattamento curativo e risolutivo per eccellenza, non sempre rappresenta la prima indicazione da proporre al paziente, riferendoci ovviamente a quel gruppo di soggetti in cui la terapia antidolorifica/antinfiammatoria farmacologica ha smesso di avere un soddisfacente rapporto rischio-beneficio.