Mobilità articolare e flessibilità

La mobilità muscolare è la capacità che permette di compiere movimenti ampi ed al massimo dell’escursione fisiologica consentita dalle articolazioni.

 

Fra gli 11-14 anni, sia nei maschi che nelle femmine, è abbastanza facile incidere sull’articolabilità in quanto, ad una massa muscolare ridotta, si unisce una struttura tendineo-legamentosa particolarmente elastica. Dopo l’adolescenza, con la maturazione progressiva dell’apparato muscolare, inizia a decrescere.

Le donne, anche per la presenza di una minore massa muscolare, quindi meno tono, presentano generalmente una maggiore mobilità articolare dei maschi.

 

Il motivo per cui si dovrebbe scegliere un metodo di allungamento rispetto ad un altro si fonda su motivi di reazione fisiologica alla tensione e stiramento dei tendini e dei fasci muscolari. Esistono infatti degli organi protettivi dell’apparato muscolare detti genericamente propriocettori.

I fusi neuromuscolari, posti in parallelo tra le fibre muscolari, hanno un ruolo importante nel mantenimento della postura in quanto garantiscono il tono ottimale dei muscoli della statica. Quando il muscolo viene teso eccessivamente inviano, al midollo spinale ed al sistema nervoso centrale, informazioni relative alla velocità e all’ampiezza dello stiramento al quale sono sottoposte le fibre muscolari. Come risposta il muscolo stirato si contrae mentre il suo antagonista si rilascia. Questo permette di evitare un ulteriore pericoloso allungamento.

È importante tenere presente che il riflesso miotatico fasico non viene attivato quando il muscolo viene messo in tensione molto lentamente.

Le tecniche di allungamento dinamico hanno lo svantaggio di stimolare i fusi neuromuscolari e, quindi, la risposta contrattile del muscolo proprio nella fase di stiramento.

Con le tecniche di allungamento passivo, invece, grazie al lento stiramento, i fusi neuromuscolari non inviano segnali contrattili al muscolo mentre gli organi tendinei del Golgi inviano segnali di rilasciamento.