La rieducazione post-trauma del ginocchio

Il ginocchio è la più grande articolazione del corpo e ha una struttura complessa. I suoi elementi principali sono:

i condili femorali e tibiali, in altre parole le estremità delle due ossa della gamba interessate dall’articolazione;

la rotula, cioè l’osso sesamoide visibile anteriormente;

i menischi mediali e laterali, strutture anatomiche fibrose semicircolari che fungono da cuscinetto ammortizzatore;

i legamenti e i tendini, che servono a mantenere nella giusta posizione e rapporto reciproco le varie parti dell’articolazione;

la capsula articolare e la membrana sinoviale, che avvolgono l’articolazione e contengono un liquido che minimizza l’attrito e l’effetto dei traumi.

Questi elementi, insieme all’azione contemporanea dei vari muscoli che si inseriscono sul ginocchio, creano fra di loro un equilibrio di forze che permette la distribuzione bilanciata del peso e delle sollecitazioni, e la possibilità di movimenti armonici. Quando tale equilibrio viene alterato per un trauma o una malattia, il ginocchio può venire colpito da varie patologie. Queste possono interessare le cartilagini, le ossa, i legamenti, i menischi o più strutture insieme.

 

Le principali patologie a carico del ginocchio sono numerose ma possiamo suddividerle in poche categorie:

  • a origine traumatica, quali distorsioni, lussazioni, fratture;
  • a origine microtraumatica, quali tendinite;
  • a origine degenerativa, quali condropatia femoro-rotulea o femoro-tibiale, gonartrosi;
  • a origine infiammatoria e autoimmune, quali artrite reumatoide, artrite psoriasica, lupus eritematoso sistemico, gotta, pseudogotta, sclerodermia;
  • a origine settica, quali reumatismo articolare acuto, infezione diffusa da gonococco.

Gli obiettivi principali della rieducazione al ginocchio sono il recupero dell’articolarità, cioè della possibilità dell’arto di estendersi e flettersi lungo tutto il suo arco di movimento, il recupero della forza muscolare, l’allenamento della propriocettività, cioè di una certa sensibilità, in parte non avvertita dalla coscienza, in parte si, che ci permette di governare bene la forza e la coordinazione della gamba e l’equilibrio.

Recupero articolarità

È il primo atto riabilitativo, si effettua con manovre di decoaptazione delle strutture capsulari, di mobilizzazione della rotula, e di allungamento e streching della muscolatura della loggia anteriore e posteriore della coscia.

Utile risulta l’autotrattamento da parte del paziente, al quale vengono insegnate manovre facilitanti da mantenere per qualche minuto alla volta, affinché possa eseguirle diverse volte al giorno.

Potenziamento muscolare

Una adeguata validità muscolare è fondamentale per mantenere la stabilità del ginocchio.

Il potenziamento viene eseguito in diverse modalità a seconda della fase riabilitativa e degli eventuali deficit riscontrati nel paziente.

La modalità isometrica consiste in contrazioni della muscolatura senza o con minimo spostamento dei capi articolari, si esegue nelle prime fasi caratterizzate di solito da presenza di dolore e scarsa capacità di reclutamento.

Le modalità concentrica, eccentrica ed infine isocinetica sono a nostra disposizione a seconda delle problematiche e delle condizioni del ginocchio. Queste prevedono uno spostamento relativo dei capi ossei, sono contrazioni in accorciamento e allungamento, quindi nell’ultimo caso a velocità angolare costante.

 

Rieducazione propriocettiva

La sensibilità propriocettiva è la capacità del nostro sistema muscolare di avvertire la posizione dei segmenti corporei nello spazio e di adattarsi ai movimenti e allo spazio circostante al fine di mantenere l’equilibrio e imprimere una corretta gestione degli atti motori. Di solito questa informazione viene veicolata a livello subcosciente.

Dopo un trauma, un intervento chirurgico, un periodo di immobilità questa caratteristica viene meno e perciò va recuperata con esercizi specifici.

La progressione consiste nel partire da situazioni stabili e sicure (appoggio in bipodalica con gli occhi aperti) per giungere progressivamente a quelle decisamente più impegnative per il paziente (appoggio in monopodalica su piano instabile a occhi chiusi). Successivamente gli esercizi possono prevedere degli elementi destabilizzanti aggiuntivi, quali associare all’appoggio instabile  movimenti dell’arto controlaterale contro resistenza, movimenti del tronco e delle braccia, a bassa e ad alta velocità.

Riadattamento al gesto e al cammino

Una volta che articolarità, forza muscolare e propriocettività sono state recuperate bisogna che siano utilizzate nella deambulazione e nei gesti quotidiani, perché spesso il paziente si è abituato a convivere con la sua menomazione e conserva un atteggiamento di risparmio o di difesa.

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