Attività fisica: arma contro 13 tipi di tumore

Esofago, fegato, polmone, rene, stomaco, endometrio, colon, testa e collo, retto, vescica e mammella. Sono questi gli organi che nel fisico di chi pratica sport risultano più protetti.

 

Il messaggio equivale a un’ultima chiamata per i sedentari: l’attività fisica è un valido antidoto nei confronti di tredici diversi tipi di tumore. Esofago, fegato, polmone, rene, stomaco, endometrio, colon, testa e collo, retto, vescica e mammella: questi gli organi che negli sportivi risultano meno colpiti da neoplasie, cui occorre aggiungere una minore incidenza di mieloma multiplo e leucemie mieloidi. Lo sport e l’attività fisica in generale si confermano dunque un’arma in possesso di ciascun individuo per ridurre il rischio di ammalarsi di tumore

 

L’ULTIMA CONFERMA  

La notizia giunge da una ricerca pubblicata sulla rivista Jama Internal Medicineche ha passato in rassegna gli esiti di 12 studi europei e statunitensi, condotti tra il 1987 e il 2004, col coinvolgimento di 1,4 milioni di persone. Osservando il progredire dello stato di salute dei soggetti arruolati, il team di scienziati che ha firmato il lavoro ha conteggiato quasi 187mila diagnosi di cancro. La loro diffusione, però, non risultava omogenea, dopo aver preso in considerazione la variabile (auto riferita) dell’attività sportiva.  

 

Tra i più «attivi», infatti, è stato conteggiato un numero minore di nuove diagnosi (incidenza) di adenocarcinoma dell’esofago (-42%), tumore del fegato (-27%), del polmone (-26%), del colon (-16%), del rene (-23%), dello stomaco (-22%), dell’endometrio (-21%), del distretto testa-collo (-15%), del retto (-13%), della vescica (-13%) e della mammella (-10%), di leucemie mieloidi (-20%) e mieloma (-17%). Complessivamente, concludono gli autori, chi fa sport corre un rischio ridotto del sette per cento di ammalarsi di qualsiasi tumore. Soltanto rispetto a due tumori - quello della prostata (+5 %) e il melanoma (+27%) - lo sport non ha mostrato alcun effetto protettivo, ma anzi le persone più votate al movimento risultavano più esposte alla malattia. Un riscontro che, se nel primo caso appare per il momento privo di un nesso di causa-effetto, nel secondo può essere ricondotto alla maggiore esposizione ai raggi solari, da parte degli sportivi che prediligono sudare all’aria aperta. 

 

PREVENZIONE FIN DALLA GIOVANE ETA’  

Lo studio in questione ha numeri troppo ampi per essere trascurati. Si conferma dunque il possibile effetto protettivo che lo sport - ma più in generale uno stile di vita salutare, di cui fa parte anche la scelta di seguire una dieta equilibrata e la rinuncia al fumo - giocherebbe nei confronti delle malattie oncologiche. Ma i meccanismi alla base di esso sono ancora soltanto in parte noti. Di conseguenza non esiste al momento una «dose» di allenamento in grado di fungere sicuramente da scudo contro il cancro. In linea generale, partendo dalle raccomandazioni diffuse nell’ambito della prevenzione cardiovascolare, si raccomanda di svolgere almeno 150’ di attività fisica a settimana: senza particolari distinzioni circa la frequenza, l’intensità e la disciplina. Fondamentale appare anche compiere questa scelta fin dai primi anni di vita. In Italia sono state 363mila le nuove diagnosi di tumore compiute nel 2014, 177mila i decessi.

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