Le fibre muscolari

Ogni muscolo scheletrico è composto da numerose fibrocellule muscolari. Queste vengono definite fibrocellule per la loro forma allungata e cilindrica appunto a forma di “fibra”. Le fibre muscolari sono raggruppate in fasci, hanno lunghezza variabile da pochi mm a diversi cm, con un diametro che va dai 10 ai 100 µm (1 µm = 0.001 mm). Al loro interno si trovano migliaia di filamenti, detti miofibrille, contenenti unità contrattili chiamate sarcomeri. Le fibre muscolari scheletriche sono le più grandi cellule dell'organismo umano.

Le fibre muscolari che compongono ogni muscolo scheletrico sono diverse tra loro sia da un punto di vista anatomico che fisiologico. Possiamo quindi distinguerle in 2 grandi famiglie : Le fibre muscolari a contrazione lenta (Slow twitch) e fibre muscolari a contrazione rapida (Fast twitch).

Le fibre veloci vengono reclutate durante esercizi di breve durata che richiedono un grosso impegno neuromuscolare. Esse si attivano soltanto quando il reclutamento delle fibre a contrazione lenta è massimo. Quando lo sforzo è eccessivo e le fibre di tipo I non sono in grado di sopperire al carico di lavoro quindi sequenzialmente vengono attivate le tipo IIa e IIb. Se lo sforzo che si compie è pari al 100% del carico sostenibile da quel determinato muscolo tutte le fibre muscolari verranno reclutate.

Per misurare la forza prodotta quindi si deve tenere in considerazione anche il motoneurone associato alla fibra. Avremo quindi 2 tipi di unità motorie : Fasiche e toniche.

Di conseguenza i muscoli vengono classificati in fasici se avranno in maggioranza fibra bianca (Tipo II) e tonici se presentano abbondante fibra rossa (Tipo I).

La distribuzione delle fibre non è uguale né in soggetti diversi, né all'interno dello stesso soggetto nei vari gruppi muscolari.

L’evoluzione ci ha portato ad avere per ogni muscolo quantità più o meno elevate dell’una o dell’altra fibra in maniera non casuale, questo perché ad esempio nei muscoli che saranno dediti al controllo della postura sarà la fibra rossa a farla da padrona perché in quei distretti muscolari non si ha bisogno di generare forze elevate, ma di una contrazione protratta nel tempo. Così come nei muscoli che usiamo per muovere grossi carichi troveremo una più alta concentrazione di fibre bianche.

La distribuzione percentuale varia da muscolo a muscolo e da atleta ad atleta. Il numero di fibre è geneticamente determinato, rimane pressoché costante durante tutto l'arco della vita. L'allenamento specifico non serve quindi ad aumentare il numero di fibre, ma a stimolarne l'aumento di volume e la specializzazione verso la tipologia più idonea allo sport praticato. Solo la fibra tipo II può essere modificata dalla tipologia di allenamento essa infatti può diventare di tipo I ma non viceversa e se si interrompesse l’allenamento, lentamente ritornerebbe alle sue condizioni iniziali.

E’ importante dunque conoscere il proprio tipo di fibra per personalizzare il proprio allenamento in maniera efficace o eventualmente decidere quale sport sia il più idoneo da praticare.

Per fare ciò si può applicare un breve test (sotto supervisione di un istruttore) in cui si utilizza l’80% del carico massimale per un determinato distretto muscolare e far eseguire il massimo numero di ripetizioni possibili.

L’esercizio solitamente utilizzato è un mono articolare in modo da isolare il più possibile il muscolo da analizzare.

Se il numero di ripetizioni eseguite sarà elevato ( 12–15 ) si potrà dedurre che quel distretto possiederà un elevato numero di fibre tipo I. Viceversa se il numero di ripetizioni sarà intorno le 2-6 il muscolo esaminato presenterà una elevata percentuale di fibre tipo II.

Per la crescita muscolare è bene riuscire a sollecitare tutti i tipi di fibre con allenamenti misti ma comunque che per la maggiore tengano presente la distribuzione del tipo di fibre nei vari distretti.

Scrivi commento

Commenti: 0